giovedì 21 marzo 2024

sylvia beach

non è entusiasmante la voglia di sperimentare, sovvertire le regole e creare qualcosa di nuovo?

a parigi, ancora oggi dopo più di un secolo dalla sua prima apertura, esiste una libreria che è un po' un luogo di culto per ogni appassionatə lettorə, la shakespeare & co., e a rendere questo luogo così speciale è la sua storia che emilia cinzia perri e silvia vanni ripercorrono in questa biografia a fumetti dedicata alla fondatrice della libreria, sylvia beach. beh sì, la libreria che possiamo visitare oggi non è esattamente quella aperta da sylvia ma... è una storia affascinante, che merita di essere conosciuta e che comincia molto, molto lontano da parigi.

nancy woodbridge è una ragazza americana, nata e cresciuta nel maryland insieme a due sorelle e a dei terribili mal di testa che, se da un lato le impediscono di frequentare la scuola, dall'altro la costringono a trascorrere ore e ore sdraiata a letto da sola. certo, non la prospettiva più entusiasmante per una ragazza così giovane, almeno fino al giorno in cui nancy non scopre la magia della lettura. le parole, le storie che i libri raccontano la entusiasmano così tanto che nancy si sente come se fosse capace di staccare i piedi da terra e librarsi - letteralmente - in volo in un mondo che è solo suo, mentre la realtà intorno a lei scompare.
i libri diventano presto i migliori amici di nancy, ma ci vorrà tempo prima che capisca che saranno anche il suo destino: siamo all'inizio del '900 e la vita di nancy è incredibilmente movimentata. trascorrerà diversi anni in europa: a firenze, a madrid, in turenna e infine a parigi, dove arriva all'inizio della guerra. nonostante siano anni difficili, quella che adesso ha preso il nome di sylvia beach - un atto di deliberata autoaffermazione - si innamora della città e della libreria in rue dell'odéon prima e della sua libraia immediatamente dopo: la storia con adrienne monnier durerà praticamente per tutta una vita, tra alti e bassi. adrienne sarà amica, amante, mentore e collega di quella che ancora non sa di stare per diventare la libraia più famosa della storia.


shakespeare & co. apre i battenti un paio di anni dopo che sylvia si stabilisce a parigi. è la prima libreria americana della città, un punto di ritrovo per lə numerosə immigratə statunitensi, intellettuali e non che animano la capitale francese. con la compagnia di lucky e teddy - rispettivamente un gatto nero e un cagnolino bianco - e quella di adrienne, la shakespeare & co. si trasforma presto nel salotto culturale americano e anglofono della città, attirando scrittorə europeə e d'oltreoceano. da qui passano personaggi come paul valéry, thomas eliot, andré gide, paul claudel e ernest hemingway ma è soprattutto quando sylvia decide di pubblicare l'ulisse di james joyce - uno dei tanti frequentatori della libreria, al tempo osteggiato, accusato di oscenità e bersagliato dalla censura - che la libreria acquista la fama che l'ha resa immortale.


parallelamente alle vicende della shakespeare & co., seguiamo il racconto della vita della sua libraia dalle sue stesse parole: la sua storia viene raccontata, infatti, da una sylvia beach ormai anziana a una ragazza appena assunta come domestica in casa sua. nelle parole di sylvia c'è tutta la meraviglia di un'europa in pieno fermento artistico ma anche il desiderio di indipendenza e di affermazione di una donna che non ha alcuna voglia di arrendersi alle convenzioni sociali.

sylvia beach è un inno d'amore per la letteratura e per i libri, per tutto quel mondo che gravita loro intorno, fatto di gente appassionata e un po' sopra le righe, ed è anche la storia di una femminista ante-litteram, innamorata di un'altra donna e del suo lavoro, una donna che ha cambiato il volto della letteratura internazionale di inizio secolo e la cui opera - anche quando la libreria è costretta a chiudere per via della guerra e della censura tedesca - non viene dimenticata: la shakespeare & co. riaprirà nel 1951 grazie a george withman che cambierà nome del suo negozio proprio in onore di sylvia beach e della sua vecchia libreria.

emilia cinzia perri e silvia vanni sono riuscite a tratteggiare un ritratto quasi magico di sylvia beach e del suo negozio, hanno reso la sua forza, la sua tenacia e la sua passione, ma anche le sue fragilità e debolezze, tutto quello che, insomma, la rende umana e reale. e hanno riportato in vita l'atmosfera da salotto letterario di quegli anni straordinari - nel bene e nel male - animato dai nomi più celebri della letteratura moderna.


sylvia beach - insieme a girl juice, tutta sola al centro della terra e la stagione delle piogge - fa parte dell'iniziativa #lefumettistesileggono che dedica il mese di marzo alle autrici: fumettiste che raccontano le opere di altre fumettiste (trovate tutti i contenuti cliccando sull'hashtag o sulla pagina instagram di bao publishing), che si leggono e si sostengono e che sostengono il fumetto scritto e disegnato da donne in un mondo che non solo pensa che i fumetti siano cose da maschi ma, soprattutto, in cui il gender gap nell'ambito lavorativo - anche quello culturale - continua ad avere un impatto fortissimo e a svalutare l'impegno e il talento delle autrici donne.

martedì 19 marzo 2024

una stanza tutta per gli altri

voglio ballare, capisci? ballare e divertirmi fino a cadere morta per terra. sono stanca di tutti questi libri, di tutto questo silenzio, di tutte queste pulizie.

questo libro nasce da una finzione, una bugia svelata solo alla fine. alicia giménez-bartlett racconta di aver trovato, grazie a una collezionista inglese, il diario di nelly boxall, una delle domestiche di virginia woolf, quella che lavorò per lei per circa diciotto anni.
il diario di nelly, in realtà, non esiste.
nella finzione letteraria, giménez-bartlett sostiene di voler utilizzare il documento per scrivere un romanzo sul rapporto tra la nota scrittrice e le sue domestiche e così una stanza tutta per gli altri alterna le pagine del diario di nelly - che l'autrice sostiene di aver corretto e reso più piacevoli alla lettura - scene che compongono il romanzo stesso, narrate in terza persona, che si incastrano con la viva voce di nelly e le pagine di quello che potremmo definire una sorta di diario di campo di giménez-bartlett stessa, in cui annota le sue considerazioni sullo scritto di nelly, i confronti con i diari di virginia woolf a proposito degli stessi eventi e altri appunti interessanti per contestualizzare quello che stiamo leggendo: notazioni di carattere storico sull'inghilterra del primo dopoguerra, sulla condizione della working class e, in particolare, delle ragazze a servizio.

se pure così sembra tutto molto confuso e poco scorrevole, una stanza tutta per gli altri si è rivelato un romanzo che, nonostante la struttura decisamente particolare, mi ha conquistata immediatamente. mi sono immediatamente affezionata a nelly e a lottie - l'altra domestica che lavora per un lungo periodo con nelly a servizio per virginia woolf - ho preso le loro parti nelle contese con la padrona, ho sentito farsi miei i loro desideri e le loro paure. il diario di nelly mi ha trascinata in quel mondo fatto di una povertà che non è solo economica ma soprattutto relazionale, una sorta di gabbia in cui le ragazze che svolgevano il lavoro di domestiche non rinunciavano al loro orgoglio, al loro carattere e ai loro sogni. primo fra tutti, quello di avere, un giorno, una stanza tutta per sé, per citare woolf, un posto in cui sentirsi finalmente a casa.

il merito è soprattutto di nelly, personaggia interessantissima e molto ben caratterizzata, e della voce che emerge dalle pagine del suo diario. nonostante sia solo una cameriera, come ripete lei stessa più volte, nelly è una ragazza spigliata e intelligente, affascinata - almeno all'inizio - dalla sua padrona. virginia woolf è una donna anticonformista, un'intellettuale le cui idee - e in qualche modo anche la cui vita stessa - sfidano le consuetudini, rasentando spesso lo scandalo.
eppure, con il passare del tempo, l'entusiasmo di nelly - e, insieme, il nostro - va scemando sempre di più: virginia woolf diventa, in queste pagine, l'emblema di quel femminismo bianco e borghese che nasconde come polvere sotto il tappeto le donne povere, le donne non istruite, le donne non inserite in un certo tipo di società, le donne che desiderano qualcosa di diverso da quello che vuole lei. virginia istilla nella mente di nelly, ad esempio, l'odio verso il matrimonio: sposarsi è il primo passo verso una vita alle dipendenze di un marito prima e dei figli poi, una vita logorante nel corpo e nell'anima in cui ogni momento è dedicato alla famiglia, in cui non esiste un attimo per sé.
considerazione affascinante, certo, e con cui potremmo anche essere d'accordo, ma che non offre alcuna alternativa a tutte quelle donne che non appartengono al suo stesso ceto sociale se non, appunto, quella di lavorare a servizio: non serva di un marito e dei figli ma serva di altrə padronə, sempre pronta a obbedire, sempre rinchiusa tra una cucina e una cameretta che non le appartengono nemmeno, sommersa dai lavori domestici che, spesso e volentieri, si moltiplicano all'arrivo di ospiti inattesə, ognunə con i suoi capricci da soddisfare. una vita di duro lavoro che, in casa wollf, si somma a un'atmosfera cupa, quasi angosciante, scandita dai malesseri di virginia, dalla tristezza di leonard e dal silenzio necessario alla creazione letteraria.

l'anticonformismo di virginia woolf e del circolo di bloomsbury diventa presto, agli occhi di nelly, poco più di un vezzo da ricchə, un'attitudine sciocca e infantile di volersi distinguere dal resto della gente per il puro gusto di farlo. gente che parla ad alta voce di sesso, che cambia amante senza remore, che cresce lə figliə con un'educazione strampalata, che scrive libri, dipinge quadri e indossa abiti spesso al limite del ridicolo ma che poi non esita un momento nel trattare lə domestichə con crudele snobismo. anticonformismo, sì, ma purché sia comodo; egualità sì, ma senza respirare la puzza della classe operaia; femminismo, sì, ma senza rivolgersi davvero a tutte le donne.

sullo sfondo, intravediamo un'inghilterra schiacciata dalla guerra prima e da una ripresa lentissima dopo, quasi inesistente, un'inghilterra in cui idee come quelle di woolf hanno poca attinenza con il reale: la vita matrimoniale è realmente una prigione ma alle donne non viene concesso altro se non scegliersi il tipo di gabbia che desiderano e a chi concedere le chiavi, se una padrona che le ignora, una che le controlla ossessivamente, un datore di lavoro schiavista, un marito strafottente, una suocera crudele. le donne, se non godono di un patrimonio familiare solido o un titolo, non hanno alcuna scelta, alcun diritto, alcuna possibilità di cambiare la propria vita, né hanno alleate, neppure tra le più illuminate e combattive. resta, dunque, solo quello spazio - fragile e precario - ritagliato nelle case altrui, nelle vite altrui, in cui condurre un'esistenza che non si realizza mai pienamente.

una stanza tutta per gli altri invita a sovvertire i luoghi comuni, a riconsiderare i propri miti così come i propri valori, a cambiare punto di vista.
soprattutto, spiega che non si può parlare di femminismo, di diritti, di giustizia continuando a dimenticare la lotta di classe perché è lì, nelle discrepanze economiche e sociali, che si concentra l'origine di ogni ingiustizia, di ogni discriminazione e marginalizzazione.

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sabato 16 marzo 2024

mermaid melody - pichi pichi pitch - vol. 1


io odio scrivere stroncature e cerco sempre di non lasciarmi trascinare dai miei gusti personali quando qualcosa non mi piace, provo a valutare quello che leggo da un punto di vista oggettivo perché credo che comunque sia giusto rispettare sempre il lavoro creativo di chi scrive e disegna.
ma ci sono dei casi in cui questa cosa è impossibile e mermaid melody pichi pichi pitch è uno di questi. mi sono avvicinata al manga perché all'epoca in cui era famoso non guardai l'anime e non conoscevo la storia se non mooolto vagamente. il manga mi sembrava un modo interessante di recuperare un titolo che in tantə paragonano a sailor moon (ed è stato questa la cosa che più mi ha fatto venire voglia di leggerlo).
il punto è che, forse per la prima volta in vita mia, non sono riuscita a finire di leggere nemmeno il primo volumetto.

la storia è estremamente caotica e troppo veloce, non si riesce a capire cosa succede e perché. lə personaggə sono piattissimə, praticamente poco più che stereotipi (e, in effetti, un po' sembrano delle caricature di quellə di sailor moon) e i disegni sono una copia non troppo ben riuscita di un mix tra quelli di arina tanemura e gals, disegni che non riescono a rendere l'idea di personaggə vivə che si muovono in uno spazio e interagiscono tra loro ma che si limitano a essere una serie di pin-up collegate in qualche modo tra loro in una sequenza.
ma non è neppure questa la parte peggiore, quello che mi ha davvero infastidita è il modo in cui viene esasperato ed esaltato un certo tipo di amore romantico e, di conseguenza, un certo tipo di comportamenti maschili e femminili estremamente tossici.
la protagonista è una bambina di dodici anni - graficamente estremamente e orrendamente sessualizzata - il cui unico interesse sembrerebbe essere questo amore totale e sconfinato per un ragazzo (più o meno suo coetaneo). tutto gira intorno al desiderio di stare con lui mentre altre cose che dovrebbero essere fondamentali per una ragazzina come l'amicizia, la famiglia, la scuola, i sogni per il proprio futuro, eccetera, semplicemente non ci sono. anche l'essere una sirena principessa che lotta contro creature malvagie per salvare il pianeta sembra essere un dettaglio trascurabile perché tutto è focalizzato su questo amore totalizzante.
i rapporti con le altre figure femminili sono tutti improntati alla rivalità, in un continuo farsi dispetti mentre si coltiva un'amicizia estremamente superficiale e il rapporto con il ragazzo-dei-sogni è così tossico da poter finire in un manuale del tipo scappa a gambe levate da qualsiasi uomo somigli a questo. la violenza e gli abusi del protagonista maschile su quella femminile (che sono continui e anche abbastanza gravi, normalizzando l'idea che il consenso non esiste e che se lei dice no in realtà vuole dire sì) vengono romanticizzati in modo stucchevole e il fatto che si parli di adolescenti poco più che bambinə rende tutto ancora più spaventoso.

assolutamente bocciatissimo! capisco l'effetto nostalgia per chi guardava l'anime però certe narrazioni tremendamente tossiche, a prescindere dalla qualità della narrazione e dei disegni, soprattutto quando sono destinate a un pubblico di ragazzine giovanissime, credo che siano fin troppo pericolose e che contribuiscano a sostenere quel sistema violento e misogino che da anni stiamo cercando di smantellare, un pezzetto di consapevolezza alla volta. sembrerà esagerato ma sono convinta che l'educazione al rispetto e ai rapporti sani passa anche - e, forse, soprattutto - per le storie che si propongono.

giovedì 14 marzo 2024

tokyo alien bros.

 il tè, se lo si beve da soli, ha un sapore più delicato, come se gli mancasse qualcosa...


ogni volta che proviamo a creare, immaginandolo, l'altro da noi, non facciamo che interrogarci su ciò che siamo per provare a scoprire quello che, senza filtri e distorsioni, forse non riusciremmo a cogliere.

nell'alieno riversiamo paure - come nel caso di tutte quelle storie in cui creature provenienti dallo spazio, con cui abbiamo difficoltà di comunicazione più o meno importanti, arrivano sul nostro pianeta per conquistarlo, schiavizzarci o annientarci - o speranze - l'altro tipo di alieni che abbiamo immaginato, quelli che provano a comprenderci e a farsi comprendere da noi, senza alcuna intenzione bellica - ma, in ogni caso, si tratta di schemi che abbiamo imparato a riconoscere nel nostro mondo, che fanno parte della nostra esperienza di e con gli esseri umani.
è come se non potessimo fare altro che rispecchiarci in ogni altra possibile forma di esistenza o, più egocentricamente, come se ogni altra possibile forma di esistenza non possa essere se non adattabile a quegli schemi - sia biologici sia culturali - che ci appartengono.

insomma, nonostante già solo sul nostro pianeta ci siano miliardi di forme di vita differenti, quando la nostra immaginazione crea lə alienə, lo fa a nostra immagine e somiglianza.
e, come accennavo all'inizio, nell'indagare le ragioni del contatto, cerca le risposte a tutto quello che non ha il coraggio di chiedere all'umanità: immaginiamo alienə schiavistə e colonizzatorə perché siamo statə - e continuiamo a essere - schiavistə e colonizzatorə a nostra volta, lə immaginiamo curiosə e desiderosə di esplorare nuovi mondi perché siamo statə - e continuiamo a essere - affascinatə dall'ignoto e mossə dall'urgenza della conoscenza.

oppure, ed è questo il centro di tokyo alien bros. di keigo shinzo (autore di hirayasumi, di cui ho parlato qui e qui), proviamo a chiederci cosa farebbero delle creature estranee al nostro modo di vivere se si ritrovassero sul nostro pianeta alle prese con la nostra quotidianità, con le nostre abitudini, le nostre leggi, le nostre regole e con tutto quello che diamo per scontato. proviamo, insomma, a vederci dal di fuori, a mettere i nostri panni addosso a qualcun altrə per vedere come se la cava.

la storia di tokyo alien bros. è quella di fuyunosuke e natsutaru tanaka, due fratelli provenienti da un altro pianeta in missione sulla terra per capire se il nostro mondo è adatto a un'eventuale colonizzazione da parte della loro specie.
i due riescono a cambiare le loro sembianze a piacimento e ad assumere un aspetto umano e, a parte un grave problema di intolleranza al sale, pare che riescano a gestire abbastanza bene la loro permanenza qui sulla terra.
almeno, dal loro punto di vista.


fuyunosuke, che è arrivato per primo, si è in qualche modo ambientato. il suo bell'aspetto e il carattere solare e amichevole gli permettono di mimetizzarsi tra gli esseri umani abbastanza facilmente. tra lə amicə è considerato un tipo un po' strambo ma simpatico che ha un sacco di successo con le ragazze. inoltre, per adattarsi alla vita da essere umano e per provare a capire le diverse forme di relazioni e legami che questi creano tra loro e con le altre specie, fuyunosuke vive con due gatti e un cane.
l'arrivo di natsutaru non crea eccessivo scompiglio nella vita di fuyunosuke che, anzi, è in qualche modo entusiasta di poter condividere le sue esperienze con il fratello.
natsutaru però, dal canto suo, è molto meno propenso ad adattarsi al pianeta e allə suə abitanti. questo mondo gli sembra assurdo e assurdə sono lə suə abitanti con cui, inizialmente, natsutaru non riesce minimamente a legare.
i due fratelli sembrano gli opposti in ogni cosa, soprattutto nelle loro relazioni con le creature terrestri, umanə in particolare. ma piano piano qualcosa inizia a cambiare in natsutaru, un po' grazie agli interventi di fuyunosuke, un po' grazie agli animali domestici con cui si è abituato a convivere.


nonostante fuyunosuke sia riuscito ad ambientarsi bene, la sua è più una sorta di mimetizzazione esteriore che una vera e propria comprensione e incorporazione delle regole umane. fuyunosuke resta fuyunosuke, per quanto bravo possa essere a leggere i desideri degli esseri umani e a soddisfarli. natsutaru, invece, cambia radicalmente, imparando a riconoscere dentro di sé sentimenti mai presi in considerazione prima.
e se il mondo mette davanti ai due fratelli i suoi aspetti più ripugnanti e deprimenti, dà anche loro la possibilità di scoprire la reale bellezza dei legami: quello che lega natsutaru al suo cane - puzzolente ma caldo - e ai suoi gatti, quello che lega i due fratelli in modo indissolubile da sempre.

alienə o no, quale che sia il mondo in cui abbiamo vissuto, quale che sia la storia che ci ha fatti arrivare a questo presente, nessunə di noi è realmente privo di connessioni, legami, affetti. e, a prescindere dalla nostra forma, dalla nostra identità e dai nostri desideri e obiettivi, quegli affetti sono quello che ci rende davvero ciò che siamo.

venerdì 8 marzo 2024

gateball park

«che cosa se ne fa di tutti questi spazzolini, dottore? terrà un incontro sull'igiene orale?»
«li porto in regalo al gb»
«di solito si portano dei dolcetti...»
«appunto per questo»

il gateball è uno sport inventato in giappone dopo la seconda guerra mondiale, nel 1947, che si ispira al croquet, divenuto velocemente molto popolare. può giocare chiunque, indipendentemente dall'età e dal sesso. e in effetti il cast di personaggə di gateball park di natsume ono è ampio e variegato: dieci persone diversissime tra loro accomunate dalla passione per il gateball che si incontrano ogni giorno - dal lunedì al sabato, dalle 8:00 del mattino alle 11:30 - per allenarsi insieme.
o meglio, per stare insieme, per staccare dalla routine quotidiana del lavoro, per prendersi una pausa dagli impegni familiari o, per chi è già in pensione o non è ancora abbastanza grande da iniziare la scuola, semplicemente per riempire le proprie giornate.

gli allenamenti diventano un po' una scusa per mangiare insieme - ed è per questo che il dottor takuzo, dentista fin troppo rigoroso nel suo lavoro, va alle riunioni portandosi dietro spazzolini per tuttə - per chiacchierare, persino per innamorarsi! il parco degli allenamenti di gateball diventa il teatro di scontri e incontri, di amicizie, di simpatie e di antipatie, insomma di quella che è la vita quando persone così diverse tra loro decidono di ritrovarsi tutte insieme ogni giorno e di mescolare le proprie quotidianità.
c'è, ad esempio, matsuko che, nonostante la paura di ingrassare, cucina ogni giorno per la squadra e assaggia tutto quello che portano anche lə altrə, come i dolcetti di saotome, una signora di mezza età che sembra essere un'eterna adolescente. saotome ha una cotta per nishi, pacato pensionato che si fa notare poco sul campo ma che cambia completamente carattere quando scopre l'hobby del giardinaggio. e poi c'è la giovane michi, una vera e propria promessa del gateball tanto quanto la piccolissima sora, una bimbetta deliziosa tutta occhioni che ha appena iniziato l'asilo e che ha la stoffa per diventare una vera campionessa.

gateball park è un fumetto leggero e rilassante, lontano anni luce da not simple, più simile ad altre opere dell'autrice come, ad esempio, la quinta camera. uno slice of life in cui la vita di provincia è la vera protagonista, dove i momenti personali della vita di ognunə si susseguono come perle di una collana, contrapponendosi e completandosi a vicenda.


lo stile dei disegni è quello secco, veloce, espressivo e cartoonoso tipico di ono, che abbiamo già avuto modo di apprezzare più volte, perfetto per caratterizzare ciascun personaggə, per tratteggiare la sua personalità unica e inconfondibile.

una lettura godibile e leggera per quanto, personalmente, apprezzi i lavori più drammatici di questa autrice ma che sicuramente piacerà allə fan di natsume ono e allə appassionatə di slice of life.